Al di là della recinzione spicca Villa Patria con l’insegna Art déco a indicarne il nome nel quale, forse senza saperlo, si era già scritto il suo destino. La proprietà, costruita a inizio Novecento come casa di vacanza per facoltosi italiani, è diventata uno dei beni pubblici più importanti per il villaggio che si riflette sul lago di Lugano. Acquistata dal Comune di Brusino Arsizio nel 2011, e dopo un lungo iter, è ora in fase finale di ristrutturazione e a settembre riaprirà nelle rinnovate e inedite vesti di Bed & Breakfast. Un progetto sognato, inseguito e realizzato, affinché la storica residenza e i suoi giardini di 1.700 metri quadrati a bordo lago potessero simbolicamente diventare di tutti: questa è la traduzione in pratica di ciò che chiamiamo «cosa pubblica». E così, è iniziato il conto alla rovescia e fra qualche mese sarà possibile soggiornare in una delle sette camere riconvertite a struttura turistica, mentre la popolazione potrà continuare a usufruire del bagno pubblico realizzato nel 2013 nel parco di Villa Patria, cui si aggiungerà un punto di ristoro.
Siamo a Brusino Arsizio in un sabato di aprile e ci godiamo l’incantevole paesaggio che offre questo bagno libero immerso nella natura sulle magiche rive del Ceresio, mentre attorno a noi due giovani donne hanno steso un plaid e se la raccontano, fitta fitta. Che cosa c’è di eccezionale? In fondo, potrebbe essere la normalità: ogni Comune affacciato sul lago dovrebbe garantire l’accesso alle proprie sponde, ma in un Cantone che ha perso buona parte delle rive diventa una singolarità.
È un’eccezione virtuosa quella di Brusino Arsizio, che porta con sé una lezione: gli errori del passato possono essere riscattati. Il borgo lacustre dalle dimensioni ridotte, un tempo terra di pescatori e contadini, ha dato l’esempio: non c’è montagna che non possa essere scalata, pardon, non c’è lago che non possa essere attraversato…