Il 3 gennaio a Lugano splende il sole, la giornata è quasi primaverile e decidiamo di sederci in un bar nei pressi della stazione che si affaccia sul lago. Siamo in compagnia di Xavier Charles, collaboratore di Medici senza frontiere (Msf) di stanza a Beirut, tornato a casa per le feste. Xavier, 34 anni, di Arosio, dove risiede tuttora la sua famiglia e dove ritorna un paio di volte l’anno, dal 2022 vive a Beirut e lavora come «referente tecnico nei sistemi di informazione geografica». Una complessa definizione che tradotta in parole povere – ci dice lui – significa cartografo. «Ma siccome cartografo sa tanto di ottocentesco, mi definisco cartografo 2.0: adesso tutto è informatizzato».
Proprio il giorno prima, in un bombardamento israeliano a Beirut era stato ucciso uno dei capi di Hamas. Come sappiamo dalle cronache quotidiane, il clima è teso anche sul confine tra Israele e il Libano. Ovviamente il nostro discorso si focalizza sulla preoccupazione per chi opera su un territorio così devastato dove, insieme alle case, è crollato anche il sistema di aiuti alla popolazione, in particolare il sistema sanitario di Gaza.
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