Il periodo delle festività pasquali attirava anche turisti, i quali approfittavano della ricorrenza e dell’inizio del periodo primaverile per un breve ciclo di vacanza. Si iniziava con la Festa delle Palme (in dialetto «i uliv») che dava, e dà, principio alla Settimana Santa o «Maggiore». Solitamente coincide con l’inizio della bella stagione. La festività vuol ricordare, secondo i Vangeli, l’entrata di Gesù Cristo in Gerusalemme a cavallo di una giumenta, tra la folla esultante e vociante che agitava rami di palmizi quale simbolo, secondo un’antica tradizione ebraica, del trionfo del Messia. L’ulivo, emblema universale di pace, fu adottato in alternativa ai rami di palma più difficili da reperire in vari Paesi di fede cattolica.
Nel giorno delle palme i fedeli facevano incetta dei rami di ulivo che taluni usavano anche come amuleti. Quei rami, che dopo la benedizione erano reputati sacri, si scambiavano fra parenti, amici e conoscenti e venivano anche utilizzati per varie pratiche: i contadini li ponevano in testa ai poderi a protezione dei seminati, le casalinghe li mettevano alle finestre delle vecchie case per preservarle dai fulmini, gli allevatori di bestiame li apponevano sulla porta delle stalle per proteggere gli animali, certuni li mettevano a capo del letto quale segno di tutela; durante i temporali con fulmini e saette, si bruciavano nel focolare di casa per far cessare l’evento. Si portavano pure nei cimiteri per porli sulle tombe quali emblemi di pace per i cari defunti.
Nel corso della Settimana Santa, nelle chiese erano tipiche le funzioni rituali per la benedizione dell’acqua, del fuoco, del cero pasquale, dell’olio, dell’incenso che dovevano poi servire per i culti cerimoniali.
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