I preparativi sono stati duri e laboriosi, con numerose comunicazioni da parte della Mova Crew (il gruppo che ha organizzato il campo) e altrettante rettifiche. Tra una mail e l’altra era facile perdere il filo, ma quando ho accompagnato i lupetti con l’Autopostale e abbiamo visto da lontano l’immenso campeggio, mi sono resa conto che il tempo dedicato all’organizzazione è stato ben speso. Davanti ai nostri occhi, una distesa di tende, costruzioni e capannoni. Man mano che arrivavano i gruppi, si ingrandiva e animava.
L’esplosione di un vulcano aveva separato sette continenti (Volvor, Eniti, Ballavi, Labi, Statera, Salit e Oscilla), che come recita la canzone del Mova «On y va!» erano fuori controllo. Il compito degli scout era di raccogliere quanti più magneti possibili affinché i continenti si attraessero.
Mova era così grande che per attraversarlo servivano quasi 3 ore e mezza di cammino. Circolavano parecchie biciclette trainanti carretti carichi di cibo e materiale, monopattini e roller. Era impossibile non fermarsi ad ammirare le costruzioni (torri, palafitte, refettori…) e le fantastiche attività proposte lungo il «Bulavard», la piazza centrale: dai giochi, come l’escape room, ai laboratori (la fabbricazione di ferma-foulard in ferro), alla sensibilizzazione (seguire un percorso con gli occhi bendati o usando le sedie a rotelle). Il Bulavard accoglieva inoltre le sedi dei principali sponsor e partner come il negozio Migrova (Migros), la Posta, l’Immobiliare e altri. Tutto ciò di cui avevi bisogno o era ritenuto necessario per vivere due settimane, lo trovavi.
Oltre ai servizi igienici, alle docce e ai bagni, il campo era provvisto di info-point, tende di primo soccorso, punti per la raccolta dei rifiuti, chioschi, un’officina per riparare le bici e un magazzino con attrezzature a noleggio e tante altre cose. Treni e Poste hanno predisposto corse speciali, pompieri e militari erano pronti a intervenire in caso di necessità e un servizio di sicurezza vigilava giorno e notte. Il responsabile di ogni quartiere la sera riuniva i capi unità per un aggiornamento. Insomma, era tutto sotto controllo.
Non ci si annoiava e per strada le sezioni cantavano a squarciagola, mentre temerari in bicicletta urlavano tra la gente «Achtung Velo!». Si respirava un’aria serena, festaiola. Nonostante la barriera linguistica, le occasioni di scambio non sono mancate sia partecipando alle attività proposte dal Mova sia approfittando dei momenti liberi per parlare con tutti nei chioschi, lungo il Bulavard, ai bar, per le strade del campo. Indimenticabile è stata l’esperienza del «Bivacco internazionale»: gli scout di diversi Cantoni hanno interpretato un canto o un ballo tipico della propria sezione. Il Mova ha ospitato anche scout dall’estero (Svezia, Inghilterra, Italia, ecc.), confermando la vocazione del movimento ad abbattere le frontiere. Non importava delle tue origini, o se eri un lupetto di 9 anni o un rover di 50: con un foulard al collo le differenze si annullano e trionfano i valori scout.