È un pomeriggio nuvoloso d’inizio settembre quando ci avviciniamo ai due caseggiati in via Trevano 103-113, con i loro 36 appartamenti. Correvano gli anni 1945-1948 quando, su progetto di Rino Tami e suo fratello Carlo, furono edificate queste case popolari in un quartiere, non a caso, popolare.
I libri di storia raccontano che il 23 agosto 1945 il Municipio di Lugano bandì il concorso d’architettura, vinto dai Tami col progetto «Costruire». Si erano documentati attraverso i progetti delle case operaie comunali a Zurigo. Furono loro ad insistere che ogni appartamento fosse dotato di un bagno completo e non di doccia e toilette separate.
Nel 1947 l’avvio della costruzione, che fu elogiata un anno dopo dall’architetto Mario Chiattone. All’interno, camere frontali, soggiorno per il pranzo, cucine piccole ma funzionali.
Dalla corte principale ci immergiamo tra i ponteggi del cantiere. La vera sorpresa, per chi non è mai passato di qui, è il grande giardino alberato retrostante il secondo blocco di appartamenti. È qui che ci attende la municipale Cristina Zanini Barzaghi, a capo del Dicastero gestione e manutenzione immobili. Si sentono la frescura del bosco, l’odore dell’erba dell’ampio giardino e, con un po’ di immaginazione, le grida dei bambini in quella che era una piscina circolare in cemento, oggi vuota. Sulle facciate spiccano il bianco e l’argilla, il nero delle ringhiere dei suoi vecchi balconi, il verde delle separazioni in legno, fino al rame scintillante delle nuove grondaie.
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