#Approfondimenti | 21/06/2024

L'impronta dei Celti nei nomi del Malcantone

Nico Righetti

Pur rappresentando una minoranza rispetto alla globalità del lessico corrente, le parole di origine celtica sono significative e interessanti. La conferma a Curio, dove il professor Guido Borghi, ospite del Museo del Malcantone, ha approfondito il tema.

L'origine dell’umanità si riscontra anche nei racconti mitologici dei popoli, così come in tali leggende appare spesso sottinteso che in tempi remoti tutti gli uomini parlassero la medesima lingua. Ne dà conferma pure la Genesi, dove si narra la storia della Torre di Babele, eretta dagli uomini per arrivare in cielo: Dio punì la loro superbia, facendoli poi parlare lingue diverse.
Tuttavia la Torre di Babele non è un mito, poiché realmente esistita con il nome di «Etemenanki» (tempio della piattaforma fra il cielo e la terra), ovvero una «ziqqurat» (piramide a gradini) costruita nel VI o VII secolo a.C.
Sembra però che i mitografi degli antichi ebrei abbiano avuto l’intuizione, oggi confermata dagli studiosi, che in effetti le lingue del mondo abbiano un’origine comune. Ma è altrettanto assodato che il periodo in cui si parlava una sola lingua è assai anteriore alla costruzione della famosa Torre. E infatti… «I nostri antenati preistorici non parlavano per grugniti (come spesso si tende a pensare), ma avevano una lingua ricca e raffinata, che per una notevole parte siamo in grado di ricostruire. Tale lingua – l’indoeuropeo preistorico e il celtico che in questa regione ne è derivato – spiega una consistente porzione dei nomi di luogo che per noi sono divenuti opachi e inintelligibili…».
Il virgolettato sintetizza l’introduzione del glottologo Guido Borghi alla piacevole conferenza, coordinata da Damiano Robbiani in collaborazione con la rivista La Breva, tenutasi sabato 1° giugno presso il Museo del Malcantone a Curio.