di Germana Carbognani
Due anni di pausa Covid non hanno scoraggiato le nonne (perché di loro si tratta) appassionate e fedeli partecipanti. Anche adesso, in quello che era conosciuto come «grottino» e diventato il «Pom Rossin», in onore a uno dei più antichi alberi di mele della valle, al giovedì pomeriggio si riprende a giocare a tombola. Ritrovarsi dopo tanto tempo, mesi e mesi di isolamento, è stata una gioia indescrivibile. Baci e abbracci. Vaccini fatti e mascherine. Racconti di cose avvenute, di amiche mancate alle quali vanno un pensiero e un breve silenzio.
E poi si gioca. Marta, responsabile del Centro, le conosce tutte. Distribuisce le cartelle, estrae i numeri, consegna i premi… Ogni tanto una battuta, una risata. «Scccccct!» sgridano quando si controllano i numeri di una tombola o una quintina fra le chiacchiere della sala.
Dopo un’oretta la pausa merenda. Caffé, tè, bibite e dolcetti. Poi si riprende.
Al «grottino» della Marilena Augustoni
Carmen e Lucia, rispettivamente 90 e 93 anni, quarant’anni fa c’erano. «Non mancavamo mai all’appuntamento del giovedì. Adesso siamo solo donne, ma allora venivano anche gli uomini, i mariti, gli amici. Con le tombole e le quintine si vinceva merce alimentare e se c’era qualcosa nelle case si portava e diventava il bottino delle vincite».
E guai a cambiare i posti! Ognuno il suo, sempre quello. Oggi come quarant’anni fa. Una sorta di presagio da mantenere ben saldo per accaparrarsi la fortuna.
Al «grottino» per quasi tre decenni dietro il banco c’era Marilena Agustoni: «Gestivo il ristorante del Campeggio di Cureglia. Avevo pratica di cibi e bevande e anche di stare in mezzo alla gente. Così il Municipio mi ha affidato il grottino. Dal lunedì al venerdì restava aperto. Interminabili partite a carte e un pomeriggio si lavorava a maglia, un altro si raccontavano le storie o si imparavano a conoscere le erbe della valle. Il giovedì però era riservato alla tombola». Come oggi, giorno in cui arrivano alla spicciolata, chi scende da Lopagno, Campestro, Bettagno, chi arriva da Vaglio o da Lugaggia… Chi in auto chi a piedi, sole o accompagnate da figlie e nipoti. Mancano gli uomini, i mariti che le affiancavano sorridenti nelle foto di allora. Sono venti, venticinque, trenta. Dipende dal tempo, dagli impegni per la salute o la famiglia.
«Anche quarant’anni fa erano in tante – osserva Marilena – ma adesso molte delle partecipanti di un tempo non ci sono più. Alcune non possono venire perché tanto anziane, altre ci hanno lasciato, ma le ricordo sempre con affetto. Tutte».
Allegria tra balli, canti e musica
Delle tombole con Marilena si ricordano invece benissimo la Carmen e la Lucia. Delle belle merende che offriva fra una giocata e l’altra, dei giri gratuiti, delle feste, le ricorrenze, i compleanni quando c’era sempre un regalino; una bottiglia di quello buono per gli uomini e fiori o cioccolatini per le signore. E ricordano i pomeriggi con Toto Cavadini e con la Lina alla fisarmonica. «Si cantava e si ballava. E per Natale i pranzi tradizionali preparati dalla Teresina e dalla Ester. A carnevale tortelli dolci, scherzi e allegria».
«Scendevo con l’auto e mi fermavo a caricare chi per un motivo o per l’altro non poteva venire giù al grottino da sola», continua la Mari, come la chiamano affettuosamente. «Arrivavo sempre con la macchina piena e si cominciava subito a giocare. Che pomeriggi!». La Carmen scende ancora da Campestro e risale a piedi! La strada è ripida e le gambe sono ancora buone. Nella borsa ha sempre qualche ciambella delle sue, quelle squisite che prepara la mattina da distribuire alle amiche. La Lucia si fa accompagnare in auto, ma si muove agile fra i tavoli e mi racconta orgogliosa che ogni giorno cucina il pranzo per i suoi di casa che tornano dal lavoro.
Piccoline e svelte, entrambe con gli occhi da ragazze e il sorriso di chi ha visto tanto e ha capito la vita.
Lo spirito festaiolo continua
La tombola è un gioco di una volta, quando non c’erano né computer, né cellulari e la televisione era agli esordi. E quando lo stare in compagnia era un gran bel passatempo… Ad estrarre i numeri, negli anni si sono poi avvicendate Tatiana, Paola e adesso Marta. Tutte con quella attenzione e quell’affetto che invoglia a ritornare, a divertirsi.
Anche se quelle di 40 anni fa sono rimaste poche, lo spirito festaiolo e cordiale delle donne di Capriasca è tale e quale. Certo, di trentenni, quarantenni non ce ne sono. Al massimo 30… per gamba! Però, quando arrivano al centro, quando si siedono al loro posto pronte a metter giù pedine e accaparrarsi premi, sono sempre loro, sempre le stesse, agguerrite e ciarliere, speranzose e contente comunque anche di poco o di niente, che se non si vince questa volta si vincerà la prossima. Importante è stare insieme, esserci, no?