L'iniziativa è nata in seno all’Università della terza età nel periodo del lockdown, quando, dopo le manifestazioni iniziali di grande solidarietà, si sono avvertiti i primi segnali di incrinature e tensioni. «In quel momento – racconta Giampaolo Cereghetti, ex direttore del Liceo Lugano 1 e attuale presidente cantonale dell’Associazione ticinese terza età (Atte) – ci è parso che potesse avere senso proporre qualcosa che non parlasse di disgregazione, ma di unità. Il linguaggio è un punto di partenza interessante perché, come dice il linguista Gian Luigi Beccaria: “Dietro le parole si affaccia una visione delle cose, una filosofia, un credo religioso, un punto di vista, insomma una cultura, intesa come insieme delle conoscenze, delle credenze, del costume e di qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società”»…