L'inchiesta «Alla ricerca di una nuova normalità post-Covid: come favorire l’adozione dello smart working grazie a una comunicazione orientata al cambiamento?» è stata presentata il 7 settembre durante una serata organizzata dall’Unione cristiana imprenditori ticinesi. Fondata nel 2019 a Lugano, conta una cinquantina di associati e si propone «di generare il bene comune nella società civile, promuovendo i valori e i principi cristiani nei manager e negli imprenditori. Consideriamo l’etica del “fare impresa” il valore più importante», rileva il presidente Stefano Devecchi Bellini.
Durante i mesi del lockdown – e poi a singhiozzo anche in quelli successivi – rigorose norme imponevano un numero massimo di dipendenti negli uffici e si è dunque iniziato a lavorare da casa, improvvisando soluzioni di fortuna. Finita la burrasca, il cosiddetto smart working ha poi iniziato a prendere piede in maniera ufficiale e strutturata, tanto da diventare un’alternativa sempre più praticata.
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