Prima di allora gli appassionati si sintonizzavano sulle stazioni estere come Radio Londra, Radio Lussemburgo, Radio Parigi e tante altre. E improvvisamente fu Radio Monte Ceneri, dal nome della località dove sorgeva il trasmettitore, mentre il centro di produzione era a Lugano, dove si trovavano gli studi. Per tanti anni la Radio della Svizzera italiana è stata chiamata così, con un appellativo conosciuto anche fuori dai confini nazionali, e quella voce, a cavallo dei due conflitti mondiali del Novecento, era considerata «l’unica libera e democratica» in lingua italiana, mentre altrove lo strumento era usato per veicolare totalitarismi e fascismi. «L’ha detto la radio!», stava a significare la garanzia dell’informazione.
«Fra le tante ricerche che si fanno fare ai giovani della nostra scuola, potrebbe rientrare anche questo tema: Radio Monte Ceneri. Sarebbe un’occasione di scuola attiva, una lezione concreta di civica in relazione ai tanto proclamati diritti dell’uomo». Ci piace ricordare qui le parole di Giancarlo Zappa, che fu maestro e produttore di Radioscuola, una delle trasmissioni che hanno segnato la storia dell’emittente, trasformandosi in uno strumento d’accesso alla modernità, che permise ad allievi, e indirettamente alla popolazione di montagna, di uscire dal proprio isolamento. Radio Monte Ceneri rappresentò, non da ultimo, un laboratorio dove conciliare l’elvetismo sul piano politico con l’italianità sul piano culturale. Ed è forse proprio in questa esperienza della radio che la Svizzera italiana è riuscita a vivere in maniera completa la sua identità senza contraddizioni, dando lezione al presente.
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