Era il 9 novembre del 1873, quando un centinaio di lavoratori provenienti da Porrentruy e da altre località del Canton Giura fecero il loro ingresso ad Arogno, a notte inoltrata, cantando «La Marsigliese». Avevano percorso la mulattiera che parte da Maroggia sotto una sottile pioggia, accompagnati da sconosciuti scesi da Arogno per accoglierli. Torce e lanterne faticavano a fendere il buio e dal fondovalle giungeva il rumoreggiare cupo di un fiume impetuoso. Ad Arogno li attendevano Alessandro Manzoni e i suoi figli, attorniati da coloro che avevano messo a disposizione un giaciglio. Era l’ultima tappa di un viaggio durato due giorni, attraverso il tunnel del Moncenisio, il Piemonte, la Pianura Padana, fino a Camerlata, poi con carri e barrocci di ogni tipo fino a Maroggia, dove donne e bambini erano stati alloggiati per la notte. Gli uomini, a piedi, verso Arogno, quel villaggio che era stato loro dipinto come «il Paese della cuccagna», dove avrebbero dato vita alla prima industria orologiera del Cantone. Un sogno che per molti si infranse già il mattino seguente, quando l’alba lasciò intravedere il vero volto del villaggio, fatto di case povere, neppure intonacate, dai portoni sgangherati e racchiuso fra alte montagne.
…