«Gli ultimi due anni sono stati durissimi e hanno mostrato chiaramente che siamo nel mezzo di un cambiamento: occorre una profonda riflessione su quale valore dare alla socialità» sottolinea Fabrizio Greco, direttore generale della Stac di Lugano. Una risposta, la Società ticinese per l’assistenza dei ciechi se l’è in fondo già data da tempo, adottando un modello di accoglienza umana, professionalità sanitaria e sostenibilità finanziaria che permette di rispondere al meglio alle necessità degli ospiti.
In rete dal Ricordone ad Arogno
La Stac non si occupa più solo della Casa dei ciechi a Lugano: nel 2020, insieme alla Fondazione Tusculum, ha costituito l’Associazione Melograno, che si occupa della gestione e dello sviluppo di istituti per anziani: attualmente sono Casa dei ciechi, Tusculum e Domus Hyperion ad Arogno. In totale impiegano oltre 180 persone e offrono 126 posti letto. E all’orizzonte c’è una nuova struttura per la terza età, che sorgerà a Melano.
«Il lavoro in rete garantisce qualità, flessibilità e risparmio: è il futuro», prosegue Greco, facendo alcuni esempi pratici. «Durante la pandemia abbiamo potuto isolare e curare meglio ospiti colpiti dal Covid, spostandone alcuni in altri complessi; l’assunzione di specialisti, vieppiù importante, è possibile solo a partite da una determinata massa critica; è stato creato un Ufficio qualità per le tre case, investimento insostenibile per una sola». Avesse la bacchetta magica, il direttor Greco farebbe un passo ulteriore: «Avere aiuto domiciliare, case anziani e centri diurni sotto un unico cappello».
L’ampliamento dell’attività sta intanto inducendo la Stac a valutare il cambiamento del proprio nome. «Il nostro target non concerne più solo chi è affetto da disturbi sensoriali e cognitivi, ma in generale tutti gli anziani».
…