«Con l’arrivo della bella stagione, soprattutto la domenica, mio marito Ernesto e sua sorella correvano alla stazione reggendo un cartello con la scritta “Grotto Roncaccio”, come oggi negli aeroporti, per accogliere i numerosi clienti che provenivano da oltre San Gottardo, specialmente da Lucerna e Zurigo, ma anche da Milano per trascorrervi la giornata. Prima gustando un buon pranzo, poi ballando e magari giocando a bocce in mezzo al verde e, nelle giornate più calde, all’ombra di ippocastani e platani, in questo angolo allora periferico del quartiere di Besso. In quei giorni per servire ai tavoli i commensali e aiutare in cucina venivano donne e uomini che abitavano nei dintorni. C’era un clima di allegria e convivialità». Mariangela Fink ci racconta questo e altri episodi davanti all’edificio, ormai abbandonato da anni, del vecchio Grotto Roncaccio. L’insegna si intravede ancora sull’intonaco giallastro sbiadito dal passare del tempo. Ancora pochi giorni e poi di questo stabile non resterà più niente, sarà demolito per lasciare il posto a un palazzo che ospiterà appartamenti e un negozio Migros…