Ci si ritrova così immersi nella solita atmosfera di nervosismo e di aspettativa che caratterizza la partenza verso le vacanze. Che è istintiva, «appartiene al nostro Dna» come dichiarò Guy Parmelin, presidente della Confederazione nel 2019, l’anno del lockdown. Il «Drang nach Süden» rimane un punto fermo, da cui il Ticino, avamposto meridionale, continua a ricavare vantaggi economici e disagi sul fronte del traffico. Più intenso che mai.
Il fenomeno non ha sorpreso gli addetti ai lavori del settore turistico. «La pentola a vapore compresso è esplosa» dice Davide Nettuno, responsabile dell’agenzia Hotelplan di Lugano. «Ci si rifà del tempo perduto. Le vacanze sono di nuovo un rito irrinunciabile, da praticare non soltanto sulle sponde del Mediterraneo. Gli orizzonti dei vacanzieri sembrano allargarsi sempre più. Si scelgono anche mete distanti. Attirano gli Emirati, soprattutto Dubai, grazie all’Expo, e sempre a oriente, la Tailandia, l’Indonesia, e infine l’Australia. Mentre, in occidente, è in ripresa il viaggio negli Usa».
Allora tutto come prima? Nettuno smentisce quest’apparenza.
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