Opera del regista Gaetano Agueci, sarà interpretato in piazza Valecc da attori e ballerini professionisti, i quali metteranno in scena i protagonisti di questa incredibile esperienza collettiva. Voluta dalle autorità locali, l’iniziativa desidera tenere viva la memoria e trasmettere alle generazioni di oggi i valori e il coraggio che hanno mosso le azioni dei personaggi dell’epoca.
Le Fabbriche di orologi hanno cessato l’attività negli anni novanta del secolo scorso, tuttavia il ricordo è ancora vivo sia tra coloro, ormai anziani, che vi hanno lavorato, sia nei loro discendenti, che hanno sentito i racconti di quel tempo. Questa impresa ha portato modernità, lavoro e benessere, segnando in profondità la storia di Arogno dalla seconda metà dell’Ottocento. La presenza delle Fabbriche ha contribuito a evitare lo spopolamento, che altrove in Ticino ha svuotato villaggi e vallate, disgregando le comunità. La Val Mara ha invece potuto beneficiare del prestigio e dei vantaggi generati dal progresso industriale.
Il libro di Mario Delucchi «Le Fabbriche di Arogno», al quale Gaetano Agueci si è ispirato, descrive bene questo periodo fiorente, in cui hanno visto la luce iniziative all’avanguardia anche sul piano sociale. È il caso della cooperativa di operai, una delle prime in Ticino.
«Lo spettacolo – che sarà interpretato nel pomeriggio di domenica 27 maggio in piazza Valecc – ripercorrerà le gesta di Romeo Manzoni, fondatore delle Fabbriche, racconterà il suo sogno audace e le difficoltà nel portare maestranze e macchinari dal Canton Giura in Ticino. Narrerà anche dell’apporto fondamentale della natura, sotto forma di sorgente: sgorgata nel 1500 dal ventre della Sighignola, l’acqua è stata determinante per l’avvio delle attività industriali», rilevano gli autori della pièce. I cinque attori in scena – Emanuele Santoro, Gabriele Parrillo, Patrizia Schiavo, Max Zampetti e Alberto Pirazzini, unitamente al corpo di ballo Nicolò Ballerini (scenografie e costumi sono di Raffaella Ferloni) – racconteranno la storia delle Fabbriche, trasmettendo al pubblico le emozioni che hanno segnato questo cammino. «È la nostra storia – aggiungono – che ci insegna che alle difficoltà bisogna opporre il coraggio, ma anche che al benessere non sempre corrisponde la pace sociale: tensioni e conflittualità del piccolo borgo saranno tra le cause della tormentata vita delle Fabbriche».
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